Dalla "g" alla "i" e dalla "A" alla "Z".


 
La scrivania di un computer.
O la carta bianca. Blackout totale.
Non comincia per tutti così?
Eppure finisce sempre con qualcosa
da sfogliare.
Qualcosa che ha spessore, peso,
tanti colori, un odore.
È inevitabile.
In principio, si sa come andrà a finire,
non da che parte cominciare.
"E all'improvviso
non una parola
viene, ma il pensiero di finestre alte:
il vetro che assorbe
il sole, e al di là, l'aria azzurra e profonda...".
 

Divagazioni, deviazioni, distrazioni.
Qui invece ci
sarebbe una storia da raccontare.
O da aggiornare,
per chi pensa di conoscerla già.
A cominciare da un
marchio che non voleva
saperne di essere toccato e ritoccato.
Peggio: di avviarsi alla pensione.
Eufemismo per macero, il destino
più ingrato per uno
che ha dedicato
la sua vita alla car-
ta e vuole
continuare a farlo.
Una storia di successi tra le tipografie di antica tradizione.
 

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CAPITOLO PRIMO
 

Ritorno al piombo. Un marchio per il futuro.

Qualcosa di nuovo, anzi di antico. Il mondo gira in tondo e a volte ci restituisce qualcosa che avevamo sepolto,
dimenticato, forse solo accantonato. E torna a rivivere, perfettamente a suo agio, là dove le luci brillano,
le vetrine scintillano, i riflettori al massimo della potenza abbagliano. Il caro vecchio piombo non si scompone.
È, senza dubbio, un tipo di carattere. È bastato andarlo a riprendere in cantina, perché facesse scattare
intatta la magia e lasciasse di nuovo un segno sulla punta delle dita e i camici bianchi che  
hanno sostituito i grembiuli neri dei compositori.
Poi è tornato nella sua vecchia cassetta tipografica. Una di quelle che negli anni settanta sembravano quasi
un prodotto di quelli che si trovano oggi sui cataloghi di quel grande magazzino svedese che sapete e del quale
una casa giovane e alternativa allora pareva non potesse fare a meno. Perché ce n'era sempre almeno una
appesa alle pareti, colma di piccoli oggetti curiosi.  
 

CAPITOLO SECONDO
 

Ottantacinque anni dati alle stampe.

Quando gli anni di vita si avvicinano al secolo, la tentazione di guardare indietro è sempre forte.
È la curiosità, più che la nostalgia a spingere a farlo. Così riaffiora dagli archivi della Tipografia Boffi,
un documento del 1923 che contiene, attraverso la nota di saldo, l'atto di nascita ufficiale: un libro
mastro delle entrate uscite della Ciclistica Alberto da Giussano. Uno dei primi degli innumerevoli
committenti che hanno contribuito a scrivere le pagine di una storia destinata a continuare.
Con i figli del fondatore che vanno in città a perfezionare l'arte sui banchi dell'Umanitaria e i nipoti
che frequentano l'Istituto Europeo di Design. Di generazione in generazione, pratica e teoria
vanno d'amore e d'accordo.

CAPITOLO TERZO
 

Il successo è una questione di famiglia?

Se non fosse che il nuovo marchio è finalmente approvato e nessuno spera di toccarlo
per almeno un altro mezzo secolo, chi conosce questa realtà sarebbe portato a inserire
una I maiuscola tra Grafiche e Boffi. Perché è difficile, quasi impossibile, avere a che fare
con un solo Boffi, in un’azienda che ne conta più di una mezza dozzina sulle quasi due
dozzine del totale.
 
Il ruolo dell’imprenditore, del manager e del familiare si scambiano e con-fondono a piacere
e all’infinito, dall’alba al tramonto e a volte anche il sabato ela domenica. Ma dovesse passare
di qui un bocconiano orto-dosso e integralista e magari saltare fuori con il modello del
capitalismo familiare, meglio avvertirlo. Lo farebbe a suo rischio e pericolo. 

CAPITOLO QUARTO
 

Portfolio clienti. Tematico e generalista.

Chi entra nella sala riunioni, si trova davanti un'immacolata libreria su misura nella quale spiccano
i nomi di molte star del design made in Italy che - è universalmente noto - sono spesso made in Brianza.
Per un'officina grafica nata e cresciuta a Giussano era difficile non trovare in questa realtà un interlocutore privilegiato.
E, insieme, uno dei più esigenti. L'arredamento è certamente, con la  moda e la ceramica, il banco di prova più severo
e affidabile per testare la qualità dei servizi, oltre che la puntualità delle consegne e tutti gli altri elementi che
certificano l'eccellenza. Intorno a questo core business hanno cominciato negli anni a ruotare, con sempre maggiore
frequenza, clienti di ogni settore. I tremila metri quadri di laboratorio e le grandi macchine che li riempiono in fondo non
aspettano altro. Ruotare. Ruotare. Ruotare.

CAPITOLO QUINTO
 

Il colore non è un’opinione. Il processo di stampa

La tv a colori è arrivata nelle case degli italiani nel febbraio 1977.
In quei giorni Boffi festeggiava già i dieci anni dall’introduzione delle prime "BI-colori".
 
Essere stati pionieri nella grande avventura della stampa litografica, conta.
Non essersi mai adagiati conta ancora di più. Grazie a quella partenza lanciata si è
arrivati più facilmente a cogliere tutte le sfide successive. Oggi i colori di cui si parla sono
quelli di processo che vengono composti sul computer. Ma poi, al momento di andare in
stampa, bisogna saper controllare con la pèpressione dei cilindri lo schiacciamento del punto
e non perdere mai di visa la striscia cromatica per controllare la densità del colore con la maggiore
apertura e chiusura del calamaio. Anche se qualche passaggio di questo iter può risultare oscuro
il senso è chiaro.
Un patrimonio di conoscenza ed esperienza di oltre quarant'anni può continuare a fare la differenza.
 

CAPITOLO SESTO
 

Un grande cumulo di esperienza. Dai cataloghi alle cartoline

Cataloghi, volumi illustrati, libri d'arte, depliants, manifesti, locandine, volantini.
Biglietti d'auguri, d’invito, da visita, programmi, annunci, calendari, scatole, astucci,
sacchetti, carte per avvolgere, buste, cartoline.
L'elenco non finirebbe mai. Più facile dire cosa ancora non è stato fatto. Praticamente nulla.
 

CAPITOLO SETTIMO
 

Mille carte da giocare.

Patinata, acquarellata, martellata, vergata, velina, pergamenata, monolucida,
bianca, panna, colorata. Si fa presto a dire carta. E poi bisogna moltiplicare il
risultato per tutte le lavorazioni possibili. Le serigrafie lucide o opache, normali o
spessorate, le impressioni a caldo oro o argento, i rilievi, gli effetti velluto, fumo,
gommato o glitterato, le fustellature tradizionali o al laser, gli ologrammi,
le verniciature perlate...  
 
Un fuoco d’artificio di possibilità che si accende sotto i nostri occhi e nessuno che
possa resistere al desiderio di sfiorare delicatamente le mille superfici per vedere
di nascosto l’effetto che fa.
 

CAPITOLO OTTAVO
 

Visto si prestampi.

Filiera è una parola magica che oggi spunta spesso sulle labbra di chi descrive i processi
di produzione. La prestampa è un passaggio fondamentale nella realizzazione di ogni
prodotto litografico. Boffi offre un reparto dotato di sistemi ad elevato contenuto tecnologico con attrezzature
che supportano sistemi operativi Mac e Windows per la  creazione di documenti e la gestione di flussi di lavoro.
Programmi per l'imposizione automatica delle pagine, computer-to-film e computer-to-plate per la trasformazione delle immagini
dal computer alla pellicola o alla lastra. Se poi vogliamo chiamare le cose come piace ai tecnici, il CTP computer-to-plate
è il Magnus 800 Quantum® e il workflow è il Prinergy Evo®, entrambi di Kodak.
 

CAPITOLO NONO
 

Macchine avanti tutta.

Oliate, smontate e rimontate, controllate, lucidate, amate e di tanto in tanto anche cordialmente odiate,
le macchine di ultima generazione stanno in sala stampa come potenti fuoriserie in un garage, pronte a far ruggire
i loro gruppi stampa nel formato 70 x 100, 50 x 70 e 35 x 50.
Sul frontale e sulle fiancate della flotta aziendale si possono leggere marchi come Heidelberg e Roland.
In due parole, i più bei nomi dell'offset internazionale.
Un opportuno post scriptum. Tutto quello che Boffi promette per l'offset, lo mantiene naturalmente anche
per la stampa digitale.

CAPITOLO DECIMO
 

Un reparto confezioni per tutte le misure.

Quartini, sedicesimi, sessantaquattresimi. Nel reparto confezioni si piega ogni tipo di formato e si rilega senza sosta.
Anche nella società della fretta, dei tempi di realizzazione sempre più corti e dei tempi di consegna "per ieri", l'esperienza può fare la
differenza quando si confronta il prodotto finale. Senza per questo voler sminuire il ruolo e l’importanza delle due fidate piegatrici
Sthal e della Müller Martini che mentre accavalla fino a sei segnature, cuce con punto metallico e pensa anche alla copeertina.
 

CAPITOLO UNDICESIMO
 

Prese. Incartate. Portate a casa dal cliente.

Quando le macchine tacciono, le copie se ne stanno ordinate e immacolate a decine, centinaia, migliaia.
Spesso non riposano insieme che poche ore, impazienti di prendere il volo, affidate alle cure
di un corriere tradizionale nazionale o internazionale.
O, molto più facilmente, alle mani attente ed esperte di chi ha dato loro la vita.
Chi ha scelto Boffi, sa che il suo lavoro sarà quasi certamente consegnato da un Boffi, in carne ed ossa.
Che arriverà puntualmente e sarà aperto, controllato, soppesato,
sfogliato e risfogliato sotto i suoi occhi e che magari quella
sarà l'occasione giusta per cominciare a parlare di nuove idee sulla carta o di progetti già avanzati.
Prima che Boffi prenda il volo, per un'altra consegna.
 

CAPITOLO DODICESIMO
 

Oggi Boffi ha un indirizzo in più.

Questo capitolo si potrebbe riassumere in diciotto lettere con qualche puntino in mezzo: www.graficheboffi.it.
Subito dopo aver varato il nuovo marchio, Boffi ha deciso che era il la sua bandiera anche nell'affollato mondo digitale.
Il dado è tratto: il sito a lungo rimandato è finalmente on line. Giambattista Bodoni non avrebbe
mai immaginato che sarebbe andata così. Figurarsi Gutenberg.
I caratteri in legno e in piombo trasformati in bit impalpabili che volano leggeri di monitor in monitor, attraverso il pianeta.
 
 
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